· U. Candido · Analisi mediche  · 4 min read

La Malattia Emorroidaria: Fisiopatologia, Classificazione e Approcci Terapeutici Topici

Questo articolo si propone di analizzare in modo approfondito la fisiopatologia della malattia emorroidaria, la sua classificazione clinica e l'efficacia dei trattamenti topici da banco, basandosi sui loro principi attivi.

La malattia emorroidaria rappresenta una delle condizioni proctologiche più diffuse nella popolazione adulta, ma è spesso oggetto di terminologia imprecisa e confusione. Per un approccio consapevole, è essenziale distinguere la normale anatomia dalla condizione patologica e comprendere i meccanismi che ne sono alla base.

Questo articolo si propone di analizzare in modo approfondito la fisiopatologia della malattia emorroidaria, la sua classificazione clinica e l’efficacia dei trattamenti topici da banco, basandosi sui loro principi attivi.

Distinzione Fondamentale: Emorroidi Fisiologiche vs. Malattia Emorroidaria

Nel linguaggio medico, è cruciale operare una distinzione netta:

  • Emorroidi (o Plesso Emorroidario): Sono strutture anatomiche vascolari assolutamente normali e fisiologiche, presenti fin dalla nascita in tutti gli individui. Si tratta di cuscinetti di tessuto spugnoso, riccamente vascolarizzato (contenenti arteriole, venule e comunicazioni artero-venose), localizzati nella parte terminale del canale ano-rettale. La loro funzione è fondamentale per il mantenimento di una perfetta continenza, contribuendo alla chiusura ermetica dell’ano per gas e liquidi.
  • Malattia o Patologia Emorroidaria: Si manifesta quando i plessi emorroidari subiscono alterazioni patologiche, quali dilatazione, congestione venosa e prolasso verso l’esterno, accompagnate da una sintomatologia specifica.

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Fisiopatologia: La Teoria dello “Scivolamento del Cuscinetto Anale”

Sebbene le cause esatte siano multifattoriali, la teoria fisiopatologica più accreditata è quella dello scivolamento del cuscinetto anale (sliding anal cushion theory). Secondo questo modello, la malattia si sviluppa a causa del progressivo deterioramento del tessuto connettivo e muscolare (muscolo di Treitz) che ancora e sostiene i cuscinetti emorroidari nella loro sede.

Questo indebolimento strutturale, combinato con un aumento della pressione intra-addominale, porta i cuscinetti a congestionarsi di sangue e a “scivolare” verso il basso, fino a prolassare attraverso l’ano. I fattori che contribuiscono a questo processo includono:

  • Fattori Meccanici: Sforzo evacuatorio eccessivo (stipsi cronica), diarrea cronica, abitudine a rimanere seduti a lungo sul water.
  • Fattori Vascolari: Alterazioni del flusso sanguigno nel plesso emorroidario.
  • Fattori Predisponenti: Familiarità, gravidanza (per l’aumento della pressione addominale e fattori ormonali), invecchiamento (che porta a una naturale lassità dei tessuti connettivi) e stili di vita (sedentarietà, alcune attività sportive come ciclismo o equitazione).

Le emorroidi sono strutture vascolari normali. La malattia emorroidaria si verifica quando questi cuscinetti si dilatano e prolassano, potendo essere interni o esterni.

Classificazione Clinica e Sintomatologia

La malattia emorroidaria viene classificata in quattro gradi, in base all’entità del prolasso. Questa classificazione è fondamentale per orientare la scelta terapeutica.

GradoDescrizione del ProlassoSintomi Comuni
II cuscinetti emorroidari sono congestionati e possono sanguinare, ma non vi è prolasso esterno.Sanguinamento (rettorragia), fastidio.
IIProlasso visibile all’esterno durante lo sforzo evacuatorio, che si riduce spontaneamente.Sanguinamento, prurito, prolasso intermittente.
IIIProlasso esterno durante l’evacuazione che richiede una riduzione manuale per essere riposizionato.Dolore, sanguinamento, prurito, sensazione di ingombro anale.
IVProlasso permanente, non riducibile manualmente. Può complicarsi con trombosi e strangolamento.Dolore intenso, sanguinamento, incontinenza, trombosi.

Analisi degli Approcci Terapeutici Topici (OTC)

Per la malattia emorroidaria di I e II grado, o come coadiuvante nei gradi superiori, i trattamenti topici da banco (creme, unguenti) rappresentano un valido aiuto per la gestione dei sintomi. È utile analizzarli in base alla funzione dei loro principi attivi.

1. Agenti Protettivi e Mucoadesivi

Questi prodotti creano un film protettivo sulla mucosa irritata, riducendo il contatto con le feci e gli agenti irritanti, e favorendo i processi riparativi.

  • Esempio: NeoFitoroid (Aboca). Utilizza un complesso molecolare vegetale (Helydol, a base di Elicriso) che, insieme ad Aloe e Rusco, svolge un’azione mucoadesiva e antiossidante, proteggendo la mucosa e alleviando bruciore e prurito.

2. Agenti Lenitivi, Vasoprotettori e Favorenti il Microcircolo

Alcuni ingredienti mirano a migliorare il trofismo dei tessuti e a ridurre la congestione vascolare.

  • Esempio: Preparazione H (Pfizer). Il suo principio attivo è un estratto di Saccharomyces Cerevisiae. Il meccanismo d’azione proposto è quello di favorire la respirazione cellulare dei tessuti, contribuendo a ridurre il gonfiore e a promuovere la riparazione delle lesioni.

3. Agenti Lenitivi e Rinfrescanti

Questi preparati si concentrano sull’offrire un sollievo rapido dai sintomi più fastidiosi, come dolore e prurito, spesso grazie a un’azione rinfrescante e calmante.

  • Esempio: Avenoc (Boiron). È un preparato omeopatico contenente diversi estratti vegetali (es. Ficaria verna, Paeonia officinalis) che agiscono in sinergia per un effetto lenitivo e decongestionante sui sintomi dolorosi e pruriginosi.

È importante sottolineare che questi trattamenti sono sintomatici: alleviano i disturbi ma non risolvono la causa anatomica del prolasso.

Quando Consultare un Medico: Limiti dell’Automedicazione

Sebbene i rimedi topici siano utili, è imperativo rivolgersi a un medico di base o a uno specialista proctologo in presenza di “segnali d’allarme” (red flags):

  • Sanguinamento anale: È un sintomo che richiede sempre un’indagine medica per escludere patologie più gravi del tratto gastrointestinale.
  • Dolore acuto e intenso: Potrebbe indicare una complicanza come la trombosi emorroidaria.
  • Prolasso di III o IV grado: Queste condizioni non beneficiano della sola terapia topica e richiedono una valutazione per trattamenti ambulatoriali (es. legatura elastica) o chirurgici.
  • Mancata risoluzione dei sintomi: Se i disturbi persistono nonostante l’automedicazione, è necessario un parere specialistico.

Un corretto inquadramento diagnostico è il primo passo per una gestione efficace e sicura della malattia emorroidaria.

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